Donne: la differenza (di genere) la fa anche il cuore

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Malattie del cuore femminili, il Monzino di Milano promuove in Italia il Wear Red Day per sensibilizzare sul problema della salute cardiaca delle donne

Il Centro Cardiologico Monzino, un istituto di ricovero e cura a carattere scientifico interamente ed esclusivamente dedicato alla ricerca, alla cura e alla prevenzione delle malattie cardiovascolari femminili, è il portavoce in Italia del movimento americano #GoRed che ogni primo venerdì del mese di febbraio celebra il Wear Red Day, un giorno in cui indossare qualcosa di rosso per dimostrare la sensibilità al problema della salute cardiaca delle donne.

I dati sulle malattie cardiovascolari femminili

Ogni anno in Italia 125mila donne sono colpite da infarto, ictus o altre malattie cardiovascolari e il 35% di esse ne rimane vittima: molte di queste vite potrebbero essere salvate semplicemente con prevenzione e trattamenti adeguati. Con il Monzino Women, l’unica struttura clinica e di ricerca dedicata specificamente alle malattie cardiovascolari femminili in Italia, il centro milanese è in prima linea nell’impegno per la cardiologia femminile, e adotta il modello dei grandi Heart Center americani.

Daniela Trabattoni, ideatrice e responsabile di Monzino Women, spiega: “In Italia si parla molto di medicina di genere ma si fa ancora troppo poco per sensibilizzare le donne e i loro medici al problema, e ancor meno per risolverlo concretamente”.

Meno attenzione per le donne riguardo alla prevenzione e al trattamento delle malattie cardiache

“Che le donne ricevano minore attenzione relativamente alla prevenzione e al trattamento delle malattie cardiovascolari, è ormai noto. In particolare, sono sottoposte in minor misura, rispetto al genere maschile, ad indagini di screening riguardanti l’assetto lipidico (l’analisi del colesterolo e i trigliceridi) e, ancor più grave, vengono trattate in minor misura con farmaci ipolipemizzanti, antiaggreganti e con beta bloccanti ed eparina in corso di infarto acuto del miocardio”, continua a spiegare la dottoressa Trabattoni.

Le donne hanno sintomi e manifestazioni cliniche “non codificate”

“Ciò che è meno noto è che le donne possono avere sintomi e manifestazioni cliniche “non codificate” e comunque diverse rispetto agli uomini – continua l’esperta, che è anche Direttore di Unità di Cardiologia Interventistica Coronarica e Difetti Cardiaci al Monzino -. Per esempio per la cardiopatia ischemica (le coronarie malate che tipicamente possono causare l’infarto) le donne hanno fattori di rischio peculiari, quali patologie autoimmuni, endocrinologiche o oncologiche, che solo recentemente sono state presi in considerazione. O ancora, le donne con dolore toracico, tipico campanello d’allarme di infarto per l’uomo, spesso non hanno una patologia cardiaca acuta; viceversa l’assenza di ostruzione delle coronarie, non significa assenza di ischemia”.

I disturbi INOCA (Ischemia senza malattia coronarica ostruttiva)

“A questo proposito recentemente sono state codificate come INOCA (ischemia senza malattia coronarica ostruttiva) una serie di disturbi più o meno gravi che ritroviamo prevalentemente nelle donne. I casi di INOCA possono manifestarsi con ischemia ai test provocativi oltre che associarsi ad una qualità di vita non certo ottimale; eppure sono poco diagnosticati e, di conseguenza, solo in minima parte trattati in modo adeguato”, continua l’esperta.

“Fino a poco fa, va detto, non era facile diagnosticare una di forma di INOCA. Ma ora sono facilmente accessibili test non invasivi (la PET o la Risonanza magnetica) e invasivi (la coronarografia) che, con esposizione limitata alle radiazioni, possono misurare la riserva del flusso del sangue nelle coronarie e segnalare un’eventuale ischemia, indotta da disfunzione dell’endotelio (la parete dei vasi coronarici) in assenza di malattia aterosclerotica ostruttiva“.

“Una diagnosi accurata di INOCA permette non solo di trattare la malattia in modo specifico e personalizzato, ma anche di ridurre gli accessi al Pronto Soccorso e di evitare una serie di esami diagnostici ripetuti inutilmente. Accade normalmente che la donna che si presenta al Pronto Soccorso con spasmi o dolore venga rimandata a casa perché non ha segni elettrocardiografici o enzimatici indicativi di un infarto in atto. Ma quella paziente è destinata a tornare presto al Pronto Soccorso e a richiedere esami perché la sua malattia, in assenza di trattamento, non può che continuare a manifestarsi”.

La gente è ancora convinta che le malattie del cuore siano un problema maschile

“Risulta evidente dall’esempio delle INOCA (ma ne potrei fare altri) che i primi a dover acquisire consapevolezza delle differenze di genere nelle malattie cardiache e delle manifestazioni cliniche delle sindromi coronariche acute nella donna sono sicuramente i cardiologi e i medici di famiglia. Ma l’informazione e la mobilitazione della popolazione, non solo femminile, è altrettanto importante perché la maggioranza della gente è ancora convinta che l’infarto, e in generale le malattie cardiovascolari, siano un problema maschile”, conclude Daniela Trabattoni.

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