Giornalismo costruttivo

Che cos’è il giornalismo costruttivo? Un modo diverso di fare informazione.

Viviamo immersi nelle notizie: ne leggiamo sui social, su Google, ne ascoltiamo in tv e alla radio.
Si tratta per lo più di breaking news, notizie dell’ultima ora, che i giornali pubblicano tempestivamente e i tg coprono in diretta.

Nel momento in cui scrivo, sul canale all news TGCOM24 appaiono queste notizie dell’ultima ora:
– Hong Kong, arrestato il cardinale Joseph Zen insieme a due attiviste;
– Confiscare i beni russi per risarcire l’Ucraina: l’Ue lavora a normativa;
– Ucraina, Ungheria: escludere da sanzioni Ue petrolio russo via oleodotti.

La prima differenza tra il giornalismo mainstream, quello più diffuso, e il giornalismo costruttivo è questa: il primo racconta i problemi attraverso i fatti mentre accadono, il più velocemente possibile; il secondo approfondisce: oltre a raccontare fatti e problemi, indaga sulle possibili soluzioni.

Il giornalismo costruttivo è orientato sulle risposte ai problemi.
Si concentra su come i problemi possano essere risolti

Giornalismo costruttivo: cos’è

Per definire il giornalismo costruttivo, occorre partire da un dato di fatto: viviamo in una società sovraccarica di informazioni, ogni giorno siamo travolti  dal fiume inarrestabile delle notizie.

Non possiamo fare a meno di informarci, ma una volta lette, ascoltate o guardate le notizie vorremmo non averlo mai fatto.
Il nostro umore peggiora, ci sentiamo impotenti, a tratti impauriti, ci tormenta il pensiero di vivere in un mondo orribile.

Il giornalismo costruttivo mostra un punto di vista diverso: nonostante tutto, il mondo è un posto meno orribile di quello che crediamo e questo nuovo modo di fare giornalismo può aiutarci a selezionare le informazioni necessarie per vivere la nostra esistenza in modo attivo e significativo.

Non è più efficace raccontare i problemi e ciò che c’è di sbagliato nel mondo: è il momento di mostrare esempi concreti di risposte ai problemi, così da consentire alle persone di  diventare attori consapevoli del cambiamento che vogliono vedere nella società per migliorarla.

Le persone non cambiano semplicemente perché qualcuno gli fa notare i problemi.
Cambiano se sanno che il cambiamento è possibile e se conoscono gli esempi da seguire
(David Bornstein)

Come fare giornalismo costruttivo

I giornalisti costruttivi scrivono dei problemi del mondo, ma cercano prove del come e del perché in alcuni contesti e in specifiche comunità, ci sono risposte a questi problemi che funzionano. E, nel caso non ci siano risposte positive, indagano sul perché tutte le soluzioni provate fino ad ora non abbiano funzionato.

Questo approccio consente di innescare un dialogo costruttivo non solo con i lettori, che diventano più consapevoli e in grado di migliorare la comunità in cui vivono, ma anche con le istituzioni, con i professionisti e con i politici.

Il giornalismo costruttivo non ignora le notizie negative: al fianco della notizia negativa, però, accosta una o più possibili soluzioni, portando prove di risposte che funzionano già altrove o ponendo domande sul perché nessuna risposta abbia ancora funzionato.

Il giornalismo costruttivo racconta i molti modi in cui le persone e le istituzioni cercano di risolvere i problemi, sia che queste soluzioni abbiano successo, sia che falliscano

Non possiamo raccontare solo quello che non va e sperare che a risolvere i problemi ci pensi la società con nuove leggi o nuovi paradigmi mentali.

La società siamo noi, tutti noi, ed è nostro compito lavorare insieme per renderla migliore

Le persone devono conoscere esempi e modelli credibili di cambiamento, di soluzioni ai problemi, per diventare consapevoli e poter agire per migliorare la società.

Il punto di vista del giornalismo costruttivo

Le storie di giornalismo costruttivo si concentrano sui problemi sociali e sulle soluzioni che le persone trovano a questi problemi e sui limiti e i difetti di queste soluzioni.

Le soluzioni vanno inserite nel contesto specifico in cui nascono, perché non è detto che una soluzione che funziona in una comunità funzioni anche in un’altra.

Tuttavia, conoscere come le persone tentano di risolvere un problema innesca negli altri la pratica di porsi delle domande, di avere delle intuizioni sulle eventuali soluzioni, di rintracciare quelle possibili all’interno del proprio contesto.

Gli esempi e i modelli delle storie costruttive si basano su dati e risultati reali.

E, se le soluzioni trovate a uno specifico problema non hanno ancora prove che dimostrino la loro validità, i giornalisti costruttivi raccontano con trasparenza e semplicità la mancanza di queste prove e i motivi per cui, secondo loro, il racconto delle soluzioni sia comunque degno di essere raccontato.

Comunicare in modo costruttivo

La comunicazione costruttiva focalizza l’attenzione su queste domande:

  • Perché è successo?
  • Come è successo?
  • C’è una soluzione a questo problema che abbia già funzionato altrove?
  • Come hanno fatto a farla funzionare?
  • Si potrebbe fare meglio? C’è qualcuno che l’ha fatto meglio?

Facciamo un esempio: quando un terremoto devasta un territorio e una comunità, sentiamo parlare subito dei danni, dei morti, delle colpe.

Informazioni che ci sono utili per inserire l’accaduto nel contesto, certo, ma che non ci dicono se per esempio in quel determinato luogo si era già fatto qualcosa per prevenire i danni dei terremoti e, se sì, perché quel qualcosa non ha funzionato.

I tre pilastri della comunicazione costruttiva: Problema, soluzione, processo

La comunicazione costruttiva espone il problema e tutto quanto gli ruota intorno e include la segnalazione delle soluzioni a questo problema.

Soprattutto, la comunicazione costruttiva considera fondamentale il processo che ha portato alla soluzione di un problema.

Inoltre, racconta i limiti della risposta al problema, i suoi punti deboli, senza “celebrare” l’organizzazione o il personaggio che ha trovato (e provato) per primo questa soluzione.

Julia Hotz, che fa parte del network del Solutions Journalism americano, ha detto:

“Non esiste mai una soluzione con la S maiuscola a un problema. Le storie di soluzioni migliori spesso non parlano solo di come un’organizzazione, una politica o una persona ha risposto a un problema. L’idea è di accostare i diversi approcci per risolvere un certo problema e vedere se c’è una linea comune”.

Anche il fallimento è una soluzione

Non tutte le idee per il cambiamento sociale funzionano. Ma ciò non significa che non sia utile parlarne. Al contrario, la comunicazione costruttiva trova nel fallimento una grande lezione di esempio per le persone.

La domanda da cui partire è:

Gli altri possono imparare da questo fallimento?

Se altre persone possono imparare qualcosa da quello che raccontiamo, indipendentemente dal fatto che il tentativo abbia avuto successo o meno, ci sono gli elementi per scrivere una storia costruttiva.

Giornalismo costruttivo: cosa non è

Non è giornalismo positivo

Il giornalismo costruttivo non è giornalismo positivo: le notizie positive fini a se stesse ci fanno illudere che la realtà sia un unicorno rosa, quindi non rappresentano la pluralità di problemi, fenomeni ed esperienze che troviamo appena messo il naso fuori dalla porta di casa.

L’effetto delle notizie positive genera la stessa reazione delle notizie negative: immobilità.

Le prime ci fanno credere che il mondo sia perfetto e non occorra fare di più, le seconde che il mondo sia un posto talmente spaventoso che ci paralizza.

La soluzione sta nel mezzo: raccontare i problemi aprendosi alle opportunità.
Abbiamo bisogno di un giornalismo che si chieda:

– Esistono strade percorribili?
– E ora che conosciamo il problema cosa possiamo fare?
– C’è chi fa bene e può essere un esempio da seguire?

Non ha sempre la soluzione giusta

Si dice che l’artista francese Marcel Duchamp disse:

Un problema senza una soluzione, non è un problema

Non ho trovato fonti adeguate che ci diano la certezza che la citazione fosse sua, ma il punto è un altro: le soluzioni ai problemi esistono.

Il giornalista costruttivo va a cercarle, le racconta e le propone come modello da replicare.

Non è compito dei giornalisti trovare soluzioni ai problemi, ma raccontarle sì: chiederle alle istituzioni, agli esperti, andarle a cercare in mezzo alle proprie comunità.

E dopo averle proposte ai lettori resta sul pezzo: ne segue l’evoluzione e accetta ogni variazione possibile. Funziona? Non funziona? Solo il tempo può dirlo, ma il giornalista deve raccontare.

Non crea eroi

Scrive Assunta Corbo:

“Non è costruttivo raccontare storie di persone che ce l’hanno fatta creando dei miti.
Il rischio è di creare un distacco troppo netto con il lettore che si troverà ancora in quello stato di impotenza che lo blocca di fronte all’azione.
Siamo tutti esseri umani e quindi ci comportiamo da esseri umani: quando abbiamo successo e quando no.
Il giornalismo costruttivo questa cosa non se la dimentica: il lettore deve potersi identificare, cogliere ispirazioni e crescere grazie all’articolo letto.
Quante cose si possono scoprire dalla storia di una persona? Innumerevoli”

Giornalismo costruttivo: dov’è nato

Il giornalismo costruttivo è stato teorizzato in Nord Europa nel 2011-2012.
In quegli anni alcuni giornalisti hanno iniziato a delineare le caratteristiche di un’informazione di qualità che riuscisse a rispettare il lettore e a fornire un racconto nuovo della realtà.

Nel 2017 è stato coniato il nome constructive journalism da parte di Cathrine Gyldensted, giornalista e Karen McIntyre, ricercatrice universitaria.

Sempre in Danimarca è nato il Constructive Institute, fondato dal giornalista Urlik Haagerup, che si preoccupa di preparare i nuovi giornalisti costruttivi ed è molto attivo nell’organizzare eventi e incontri tra addetti ai media europei.

Il Solutions Journalism americano abbraccia lo stesso concetto di giornalismo di qualità volto alle soluzioni: è nato nel 1998 con una visione più rivolta alle soluzioni e alle risposte possibili.
La domanda intorno alla quale ruotano i loro articoli è: HOW? Come?
Quindi, in sostanza, attuano la ricerca di storie che possano essere di esempio e che sono rintracciabili in tutto il mondo.
Le raccontano partendo dal problema ma raccontando il processo che ha portato alla soluzione, come è possibile replicare l’idea e quali sono, invece, i limiti che impone.

Il Constructive Network italiano e NEWS48.it

In Italia il giornalismo costruttivo è arrivato grazie alla visione della giornalista Assunta Corbo che, nel 2019, ha fondato il Constructive Network, di cui sono co-fondatrice: il primo network di giornalisti e professionisti della comunicazione impegnati nella divulgazione del giornalismo costruttivo e delle soluzioni.

Dai membri del Constructive Network e grazie al sostegno e alla collaborazione con il Solutions Journalism americano nel 2021 è nato NEWS48.it, la prima testata di giornalismo costruttivo in Italia, edito da Brainding.

Tra le sue rubriche si possono leggere storie di soluzione italiane, riflessioni di professionisti del mondo dell’informazione e narrazioni prodotte dai giovani della Gen Z.