Cos’è la normalità?
Che cosa vuol dire essere normale?
Come si comporta una persona normale?
Secondo l’enciclopedia Treccani, normale è “ciò che segue la norma, ed è quindi consueto, ordinario e regolare”.
Cosa c’entra la statistica con la normalità?
Nel XIX secolo, la crescente popolarità della statistica in Europa e in nord America spinse gli scienziati a provare a misurare l’umanità per individuare prima una media, poi una norma.
Ma non sarebbe stato possibile fissare alcuna norma senza prima standardizzare ampi settori della vita, per stabilire che cosa e chi era normale.
Fin qui, il concetto di “normalità” non si applicava alle persone, ma solo alla matematica.
Bambini normali a scuola
L’introduzione dell’istruzione obbligatoria in molti paesi, per esempio, mise in evidenza quali bambini erano più lenti a imparare rispetto agli altri.
Lo stato di salute normale
La creazione della previdenza sociale e dei programmi di indennizzo rese necessari esami medici accompagnati da definizioni sempre più dettagliate di quello che doveva essere il normale stato di salute.
Dagli ambulatori dedicati al monitoraggio del peso infantile emersero una serie di idee sullo sviluppo del bambino.
I test sul quoziente intellettivo cominciarono a fissare i canoni dell’intelligenza e nelle fabbriche e nei luoghi del lavoro industrializzato presero forma i concetti di lavoratore ideale e di produttività standard.
L’espansione coloniale dei paesi occidentali e il concetto di normalità
L’espansione coloniale dei paesi occidentali portò gli scienziati ad applicare queste misurazioni e definizioni a livello globale e a mettere a confronto la popolazione dei loro paesi e gli abitanti di altre zone.
È proprio in Europa e in nord America che è nato il concetto di normalità: il presupposto che certi standard valessero anche per il resto del mondo, di conseguenza, era per l’appunto soltanto un presupposto.
La scienza della normalità è anche la storia di come intere comunità siano state alterate e definite in opposizione agli standard occidentali che fissavano il “giusto” modo di essere.
Gli scienziati, i medici e gli studiosi che cercavano di misurare e standardizzare l’umanità erano per la maggior parte uomini bianchi, benestanti, occidentali ed eterosessuali, almeno in pubblico.
Una delle argomentazioni proposte all’epoca per giustificare il colonialismo era che la vita degli individui colonizzati migliorava sotto la guida delle norme occidentali.
Il gruppo dei WEIRD
Nel 2010, tre scienziati del comportamento (Henrich, Heine e Norenzayan) hanno ripreso gli studi sul gruppo sul quale sono stati modellati gli attuali criteri di normalità scientifica e sono arrivati alla conclusione che il gruppo, costituito da WEIRD (Western, Educated, Industrialised, Rich Democratic – occidentali, istruiti, industrializzati, ricchi, democratici), rappresenta solo il 12% della popolazione mondiale, ma il 96% dei soggetti esaminati dagli studi di psicologia e l’80% di quelli degli studi di medicina.
Ecco spiegati il gap che riguarda l’accesso alle medicine e alle cure tra uomini e donne e il trip chaining.
Dunque, quello dei WEIRD potrebbe essere
“uno dei gruppi meno rappresentativi su cui basarsi per trarre conclusioni generalizzate sugli esseri umani”
Fonte: Sono normale? Due secoli di ricerca ossessiva della “norma” di Sarah Chaney
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