L’intervista a Marilisa Pischedda, ingegnera aerospaziale

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Di questo passo, le donne raggiungeranno la parità di genere tra cent’anni.

Non lo dico io, ma il World Economic Forum che, dagli ultimi dati rilevati, ci informa che:

  • solo il 12,6% delle studentesse sceglie un percorso scolastico legato alle materie scientifiche;
  • solo il 6,4% lavora nell’ICT, le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione;
  • solo il 13,3% lavora nei settori legati all’ingegneria.

Un peccato.
E non solo per le donne.
Infatti, è stato calcolato che, se sul mercato del lavoro ci fossero in numero pari donne e uomini, il Pil annuo dell’Unione Europea crescerebbe di 9 miliardi di euro.

L’aspetto più paradossale di tutto ciò, però, è questo: nelle ragazze l’interesse per le materie STEM, Science, Technology, Engineering and Mathematics (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), nasce intorno agli 11 anni e diminuisce intorno ai 17, proprio nel momento in cui si comincia a pensare a quale facoltà universitaria iscriversi.

Perché?

Perché interviene la prepotenza degli stereotipi di genere, che vedono certi ambiti come esclusivi per i maschi.

Stai pensando che non è così? Leggi qui:

La fisica è stata inventata e costruita dagli uomini, l’ingresso non è su invito.

Questa affermazione è stata pronunciata da un professore di fisica dell’Università di Pisa in un evento ufficiale, un seminario al CERN di Ginevra, intitolato “Fisica delle alte energie e gender”, nel settembre 2018.

Ho chiesto a Marilisa Pischedda che cosa ne pensasse, e questa è la sua risposta:

“Mi fa sorridere. Il motivo? Non mi aspetto di certo un invito, né mai l’ho aspettato né tanto meno pensato di doverlo aspettare. La fisica è lì, per chiunque voglia e trovi interesse in essa. Non è forse accessibile a tutti allo stesso modo, ma la ragione non è da attribuire sicuramente alla differenza di genere.

Sulla prima affermazione “La fisica è stata inventata e costruita dagli uomini” … ma dai? Come se le donne avessero a quel tempo pari opportunità degli uomini di accedere agli studi teorici, per non parlare dell’opportunità di fare esperimenti o condurre osservazioni.

Sull’intera affermazione ci vedo invece l’atteggiamento difensivo tipico degli uomini che, seppur spesso non consapevolmente, temono che una donna possa dimostrare le proprie eccellenze anche in questo campo e addirittura superarli. Tra gli uomini c’è sicuramente chi sente il bisogno di ostentare la propria eccellenza nello specifico ambito, talvolta screditando le donne per sentirsi al sicuro”.

Non ti ho detto chi è Marilisa Pischedda. Riparo subito.

Marilisa PischeddaChi è Marilisa Pischedda

Marilisa Pischedda è una ingegnera aerospaziale.

Ha una laurea magistrale in ingegneria aerospaziale conseguita presso il Politecnico di Torino con tesi sulla progettazione strutturale, trade-off di materiali e processi tecnologici di strutture gonfiabili per moduli spaziali abitati.

Lavora nel settore della progettazione strutturale e nella realizzazione di componenti aerospaziali, nell’ambito di progetti di serbatoi criogenici per lanciatori europei, landers di esplorazione lunare e marziana, moduli gonfiabili abitati, strutture espandibili, strutture per pannelli isolanti per lanciatori europei. È Project engineering per il monitoraggio e controllo di partner/fornitori e per la prototipazione.

È certificata Ingegnera Aeronautica presso Leonardo (ex-Alenia Aeronautica, Caselle – Torino), ufficio Airworthiness, nell’ambito di programmi di certificazione militare per velivoli.

Insomma, si tratta di una donna che di fisica ne capisce, e pure parecchio.

Attualmente ricopre il ruolo di Chief Innovation Officer della MR8 srls , la società che trova soluzioni smart a problematiche ingegneristiche che richiedono applicazioni tecnologiche all’avanguardia e necessitano di innovazione,come responsabile delle attività di innovazione tecnologica e sviluppo di nuovi prodotti.

Quando le ho chiesto se ha incontrato difficoltà, per il fatto di essere donna, durante gli anni della sua istruzione, mi ha risposto che la differenza di genere si è notata in modo preponderante durante gli anni universitari:

Entrare in un’aula di 150 studenti ed essere una delle 5 donne iscritte fa un certo effetto, non solo su di te, ma su quella piccola comunità. I ragazzi si voltano e si spostano fisicamente per creare una sorta di corridoio, come fossi un essere raro.

Ecco, questo si traduce in imbarazzo. Non che io sia una persona timida, ma l’episodio ripetuto più volte ti dà da pensare e capisci subito che dovrai farti valere in mezzo alla folla di maschietti per poter andare avanti.

La difficoltà è dunque sentire il peso della “diversità”, il convivere in un ambiente fortemente maschilista (dagli interessi, alle abitudini, alla scarsa sensibilità).

Poi mi racconta che, tra i professori, c’era chi non sembrava avere differenza di aspettative tra maschi e femmine, chi invece, nel momento in cui si sedeva di fronte per sostenere l’esame, le diceva: “su signorina, ce la può fare”, a mo’ di pacca sulla spalla.

Dopo gli studi, si è resa conto ancora di più di come il suo genere di appartenenza avrebbe influenzato la sua carriera. In particolare, racconta:

Ad un colloquio di lavoro mi chiesero: “sei fidanzata?”. Io negai perché non intendevo condividere la mia vita privata con estranei, ma proseguirono: “sei sicura? non hai intenzione di sposarti a breve?”

Il progetto ASTEC

Marilisa è anche direttore dell’ASTEC, il centro di educazione alle tecnologie aerospaziali, che promuove la conoscenza, la divulgazione, l’educazione e la formazione delle tecnologie e dell’ingegneria impiegate in ambito aerospaziale.

Di questo progetto dice:

“L’ASTEC è un’idea nata diversi anni fa in un giorno di splendido sole primaverile, sdraiata su una ben precisa spiaggia della costa sarda ad ascoltare il suono del mare e a guardare il cielo azzurro. Mi ero recata lì per liberare la mente e cercare di capire come poter avvicinare le persone “non addicted” allo Spazio, ed in particolare i giovani.

L’idea iniziale partì quel giorno, poi si evolse in un progetto partito da meno di due anni, che attualmente contempla corsi laboratoriali per gli studenti sulla piattaforma ASTEC-lab® e un’associazione che gestisce progetti con le scuole, organizza e coordina webinar orientativi alle STEM e lancia challenge per studenti, sempre a tema aerospazio”.

Le scuole che partecipano ai laboratori vanno dalle primarie alle superiori.
Con queste ultime avviano anche progetti PCTO, Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento.

Si tratta in maggioranza di istituti a indirizzo tecnico-scientifico, ma hanno avviato progetti anche con scuole più tradizionalmente umanistiche, come i licei classici.
Gli istituti hanno, infatti, al loro interno, percorsi di studio con diversi indirizzi che le consentono di proporre i corsi più adatti al caso.

Il progetto si basa sul contatto diretto con le scuole dell’intera penisola, fino ad ora solo in modalità online a causa della pandemia in atto.

Propongono progetti nei vari Comuni e alle varie organizzazioni.
Collaborano con altri enti e coinvolgono gli studenti con molteplici attività, dalle challenge come “Print your dream” ai webinar orientativi come “Polvere di STEM… for girls“.

Polvere di STEM for girls

Di questo webinar Marilisa mi dice:

Polvere di STEM… for girls” è un webinar orientativo dedicato alle studentesse delle superiori, che si è tenuto la challenge “vinci lo STEM”, la scorsa primavera.

Le 3 finaliste della challenge, che si sono aggiudicate un corso ASTEC-lab® di 32 ore, hanno preso parte al webinar insieme alle relatrici.

Tra queste hanno preso parola esponenti donne provenienti dal mondo dell’università, della ricerca e dell’industria aerospaziale, che hanno raccontato il proprio percorso formativo e di carriera STEM in ambito aerospaziale, dando una concreta testimonianza e un valido esempio alle studentesse in ascolto, per entrare a far parte di questo meraviglioso mondo.

Quando le chiedo quali sono i limiti e le debolezze del progetto ASTEC, mi risponde:

La sporadicità dei finanziamenti e dei bandi per le scuole, ma ci stiamo lavorando.

La mia chiacchierata con Marilisa si chiude con queste sue parole:

Quando hai un sogno nel cassetto, un’idea che ti frulla per la mente e non ti abbandona, bisogna crederci e andare fino in fondo, valutandone concretamente la fattibilità ma lanciandosi anche dal trampolino dell’incertezza.

Meglio avere un rimorso che un rimpianto.

E tu, che ne pensi?

Sarei molto felice di leggere la tua opinione nei commenti al post, oppure puoi contattarmi sui social.

Non vedo l’ora di leggerti.

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7 Comments

  1. Giustina says:

    Complimenti per l’articolo: molto interessante! Complimenti anche per il blog :*

    1. mc_admin says:

      Giustina grazie per il supporto e la stima

  2. Federica Siliprandi says:

    Complimenti Mary sia per la costruzione di un tuo sito che per l’intervista!!Avanti tutta e in bocca al lupo per tutto!!

    1. mc_admin says:

      Grazie di cuore Federica

  3. Alessandra says:

    Brava Mariangela. Parlare e fare cultura senza mai stancarsi di affermare che deve esserci una parità di genere, che spetta anche a noi rimboccarci le maniche e che si può fare. Magari vorremmo pagare un prezzo minore. Ma si può fare

    1. mc_admin says:

      Grazie Alessandra, apprezzo molto il tuo sostegno

  4. Maria Carniglia says:

    Complimenti per l’articolo. Da far leggere ai ragazzi

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